L’ultimo imperatore: 27 anni fa l’Oscar al kolossal di Bernardo Bertolucci

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Il Piccolo Pu Yi nel film di Bernardo Bertolucci

 

La drammatica storia di Pu Yi, l’ultimo degli imperatori della Cina, dalla sua nascita nobile al breve regno nella Città Proibita, oggetto di culto da mezzo miliardo di persone; attraverso la sua abdicazione, il suo declino sociale e personale. Il suo stile di vita dissoluto; lo sfruttamento e l’inganno da parte degli invasori giapponesi, fino alla prigionia e alla sua nuova vita qualsiasi da semplice lavoratore contadino nella Repubblica popolare maoista. Il film si aggiudicò, proprio l’11 aprile 1988, ben 9 Premi Oscar (Miglior film a Jeremy Thomas, Migliore regia a Bernardo Bertolucci, Migliore sceneggiatura non originale a Mark Peploe e Bernardo Bertolucci, Migliore fotografia a Vittorio Storaro, Migliore scenografia a Ferdinando Scarfiotti, Bruno Cesari e Osvaldo Desideri, Migliori costumi a James Acheson, Miglior montaggio a Gabriella Cristiani, Miglior sonoro a Bill Rowe e Ivan Sharrock, Miglior colonna sonora a Ryūichi Sakamoto, Cong Su e David Byrne) risultando il film con più statuette a italiani (ben 5). Vinse poi moltissimi altri premi tra cui 4 Golden Globe, 4 Nastri d’Argento e 9 David di Donatello.

Alcune curiosità: gli sceneggiatori Peploe e Bertolucci hanno ignorato nel film (il cui soggetto è tratto da Sono stato imperatore, l’autobiografia di Aisin Gioro Pu Yi) l’omosessualità del protagonista. La “dimenticanza” scatenò le ire della comunità gay presente alla prima proiezione della pellicola. Inoltre Bertolucci è stato il primo regista non cinese a poter entrare nella Città Proibita per girare un film: infatti la produzione ha ricevuto il rarissimo permesso, soprattutto per un cineasta straniero, di fare le riprese entro le mura della Città Proibita, dove si svolge gran parte della vicenda, divenendo in pratica il primo film occidentale in cui si mostra l’autentica ambientazione della corte imperiale cinese. Per il film, Bertolucci arruolò circa diciannovemila comparse e trecento tecnici tra italiani, inglesi e cinesi, che lavorarono sul set per circa sei mesi. Il film, che uscì nel 1987,  ebbe un costo di 23 milioni di dollari dell’epoca ma ne incassò solo nel mercato americano ben 44 milioni (oggi rivalutati in circa 88 milioni), in Italia fu il film più visto della stagione con 17,3 miliardi di lire incassati, pari a 23 milioni di euro di oggi.

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